STORIE DAL CARCERE
Prigionieri politici, delinquenti comuni o vittime dei grandi e complessi avvenimenti che videro Napoli protagonista, l’archivio storico custodisce anche storie e testimonianze che provengono dalle carceri. Nelle segrete dei castelli o nelle celle del tribunale i destini di ogni sorta di individuo si intrecciavano, talvolta, con l’attività dei banchi pubblici.
A Don Antonio Savatino ducati cento e per lui all’aiutante don Giovanni de Salazar, disse sono a complimento de ducati centosei e grana 4 atteso gli restanti ducati 6.4 l’ha ricevuti de contanti e disse sono per il soccorso de carcerati sistentino nelle carceri del regio castel nuovo ciè ducati 54 per soccorso delli carcerati del tumulto per la mesata di settembre 1705 […]
Rivolte, tentativi di fuga ed elemosine restituiscono il quadro di un sistema, quello penitenziario, che dal cinquecento all’ottocento ripropone i suoi aspetti crudi ed inumani, alternati alla costante attività delle istituzioni pie volte ad allievare le terribili condizioni dei carcerati.
A Don Francesco Confalone Deputato dell’Opera de Carcerati ducati due et per lui all’Abate Onofrio Ferraro carceriero delle Carcere dell’arcivescovato di Napoli quali disse si pagano elemosinaliter in nome e parte del Reverendo Sacerdote Don Giovanni Giacomo Gramatico Carcerato ad instanza del Reverendo Don Giovanni Battista Lucà e ducati venti e detti si pagano per portiello, lampa e letto et altri deritti di detto Carcere […]
Dai sacerdoti, inquisiti dai tribunali ecclesiastici e richiusi nelle prigioni dell’arcivescovato, ai comuni briganti condotti in catene alla Vicaria storie di cattività e libertà evadono dalle sbarre di lunghe e sofferenti prigionie ricevendo un aiuto, un’elemosina, pagando una cauzione o saldando il salato conto delle comodità godute durante la reclusione.
A chi, invece, non aveva il denaro sufficiente per pagare un avvocato il tribunale della Vicaria, presso Castel Capuano, forniva la possibilità di avere un aiuto legale a spese della Tesoreria Generale. Stipendi, parcelle e risarcimenti passavano, dunque, dai volumi dei banchi napoletani e segnavano le sorti di chi doveva affrontare, o aveva già affrontato, il giudizio di una corte.
Alla Tesoreria Generale conto de ministri della Regia Camera ducati duecento e per essa a Giovanni Battista Marchese avocato de Poveri della Vicaria per suo soldo e delli mesi dal primo di maggio 1680 per tutto agusto a ducati 600 l’anno.