EMERGENZE
di Claudia Corvo
Rumori, anzi gemiti, anzi lamenti. Ed era buio pesto. Era stata gettata là sotto. Qualcosa la teneva per la gola, a bloccare il respiro, a imprigionarla laggiù, da dove, lo sapeva, non si può tornare. Come una grotta aperta su altre grotte ed altre grotte ancora. All’infinito, senza rimedio. E mentre con la mano provava a tastare intorno, già le mancava l’aria. Come risalire? Come risalire sopra? A tentoni, inciampando in qualcosa di morbido, di osceno, di putrefatto. Occhi. Capelli. Vesti. Cose sparse intorno a ostacolarle il cammino. Le mani sulle pareti di roccia viscida, per saggiare lo spazio intorno, fin sopra la testa. Soffocare. Grattare il soffitto basso a cercare un varco, fino a incontrare un’altra mano, e poi un’altra ed altre ancora. Le mani di tutti quei morti a sorreggere la volta delle caverne. A sorreggere la città, in bilico, lassù.
Spalancò la bocca per bere aria. Sgranò gli occhi. Per fortuna sulla strada qualcuno si era attaccato al clacson.
“In quarantena”
“Ma ieri…”
“Pare che stanotte avesse qualche linea di febbre. Immediato ricovero. In isolamento assoluto”
“Ma aveva già passato i controlli, mi avete assicurato. Sembrava che ogni rischio di contagio fosse stato escluso…”
” Ma infatti, ma infatti dottoressa, non si preoccupi. E’ una precauzione, solo una precauzione.”
“Mi spiace, comunque. Una professionalità come la sua sarebbe stata preziosa nell’équipe.”
“Al posto del Prof. Bozzuto parteciperà in rappresentanza dell’ospedale il Prof. Marco Aurelio Severino, che lei conoscerà certamente di fama. Venga, glielo presento”[…]