ANGELO CARASALE: PARABOLA DI UN MANISCALCO, DAL SAN CARLO A SANT’ELMO

La grande stagione della musica napoletana del settecento è narrata dai documenti dell’archivio storico attraverso l’originale prospettiva di un personaggio influente, ma per certi versi minore. Angelo Carasale nacque, infatti, nel completo anonimato di una famiglia di maniscalchi e falegnami riuscendo poi, grazie alle simpatie dell’ultimo viceré austriaco, a guadagnare consensi come architetto e come impresario teatrale.
La passione per la scena e lo spettacolo proiettarono l’umile maniscalco nel nascente mondo dell’intrattenimento e della musica che, nella Napoli del 1734, appena tornata al suo ruolo di capitale di un regno autonomo, era destinata a vivere una fortuna senza precedenti. Il Carasale, immediatamente apprezzato dalla corte borbonica per le sue iniziative e la sua spregiudicatezza, divenne nel volgere di pochi anni l’assoluto padrone della scena musica napoletana. Per i suoi compensi e nei suoi teatri si esibivano artisti destinati a rimanere nella storia della musica di quel periodo.
12 settembre 1735, Ad Angelo Carasale ducati 40. E per esso a Leonardo Leo  al compimento dell’opera rappresentata nel teatro San Bartolomeo detta l’Emira.
 
17 settembre 1735, ducati 110 alla signora Agata Elmi pel suo onorario come virtuosa armonica nell’opera rappresentata nel Teatro di San Bartolomeo detta l’Emira.
 
Come impresario del teatro di San Bartolomeo il Carasale si conquistò la fiducia di Carlo III di Borbone e ottenne la direzione dei lavori del nuovo teatro che, da lì a poco, sarebbe sorto nelle adiacenze di Palazzo Reale: il San Carlo.
1 giugno 1737, Ad Angelo Carasale ducati 300 per le pietre che stanno consegnando per servizio della fabbrica del Nuovo Teatro che da esso si sta edificando nella Real Corte
 
La direzione di numerosi lavori, tanto del San Carlo quanto delle nuove regge predisposte dalla corte borbonica, e il contatto con i più prestigiosi musicisti e cantanti dell’epoca, gli guadagnarono una posizione pressoché ufficiale a corte. Da umile maniscalco il Carasale si trovò a contrattare direttamente con tenori affermati e famosi, come il Majorana, e ad organizzare in prima persona i festeggiamenti per il matrimonio del fratello del Re.
26 marzo 1736 ducati 300 a Gaetano Maiorano detto Cafarelli che li spettano per saldo e final pagamento come virtuoso Armonico per le tre opere, che nel Teatro di San Bartolomeo si sono rappresentate la prima detta la Nemica Amante, e la seconda Lucio Papirio e la terza Merope pagate al Signor Don Domenico Sarro ducati 425 per ricognizione di sue fatighe fatte in aver composto in musica tanto la Festa Teatrale quanto il Prologo rappresentatesi così nel Real Teatro di Corte, come in detto di San Carlo per festeggiare le nozze tra il Principe Reale Don Filippo Infante di Spagna con la Primogenita di Francia.
 
Tanta vicinanza al trono e tanto potere, accumulato in un tempo sorprendentemente breve, causarono ad Angelo Carasale le robuste invidie da parte di cortigiani, impresari concorrenti e nobiluomini scontenti della presenza a corte di un individuo di natali tanto umili. A causa, pare, di una zuffa di gioco, il Carasale si trovò improvvisamente inviso agli occhi della famiglia reale.

I suoi lavori vennero bloccati, il suo operato passato al setaccio e l’infamante accusa di concussione lo raggiunse senza particolari prove a sostenerla. Così, nelle prigioni di Castel Sant’Elmo, ebbe termine la rapida parabola umana, la fortuna e il declino, di Angelo Carasale, dimenticato protagonista della grande stagione musicale napoletana.