IL TENENTE AUSTRIACO

  

A Giuseppe Capaldo ducati 18. E per lui a Giuseppe Branca mastro de matti della Casa Santa dell’Incurabili, li medesimi da lui riscossi fra ducati 36 con polisa della Real General Tesoreria pagati a lui per detto ordine de 6 luglio 1739 per mesate di aprile e maggio 1739 per la cura e vitto che il medesimo dà a giuseppe de Colon il quale si trattiene in casa di detto Branco per curarsi il suo male di delirio, atteso l’altri ducati 18 si sono da lui pagati per nostro Banco a detta Santa Casa per causa della cura e vitto dà al tenente Leopoldo Lautenbach che si trattiene in essa per curarsi parimenti il male di delirio. E resta soddisfatto per tutto l’ultimo di maggio 1739.

 

No, perché voi lo dovete sapere. Casa mia non è affatto grande! Ma che dico grande, quella è un buco, che se togli quel mezzo corridoietto che porta dalla cucina alla camera mia (mia poi…) sembra più un ripostiglio, un magazzino male assortito. Con tutto questo i signori nostri governatori, gente piena di sale in zucca, hanno avuto la bella idea di farmi questo doppio incomodo. Ma io lo so! Lo so che tenere una fatica come si deve, in questi giorni, in questo periodo, è un privilegio. Non mi guardare come ad un lamentoso ingrato, lo so bene questo. Però, sentitemi, questi, i governatori, mi hanno piazzato in casa questi due…Due dico (pezzi di giovani, che vi credete) che ormai casa mia è ridotta ad una stanza d’ospedale. Si, perché io faccio, di per me, un bel mestiere: guardo i pazzi. Sto attendo che non si scassino la testa sulle pareti, li vesto, gli metto il piatto a tavolo. Ed evidentemente per tutti questi anni devo averlo fatto bene, proprio bene! Perché, proprio qualche giorno fa, come vi dicevo, mi hanno piazzato in casa questi due poveri cristi. Proprio in casa mia! Immaginatevi. Io torno dagli Incurabili, e vi lascio immaginare le mie giornate là dentro, e mi ritrovo ‘sti due che si dividono l’unica stanza della mia casetta. Che vi devo dire? Erano finiti i posti. Da qualche parte si dovevano mettere. Chiedi al buon Branca! Domanda al buon Branca! Per un paio di carlini in più, e devo pure confessare che allora mi parve davvero una buona idea. Visto un pazzo, visti tutti mi dicevo. Ma voi due pazzi insieme, due giovani con la fronte che scotta come una brace, messi spalla a spalla, senza niente da fare…Voi due così non li avete visti mai. Che poi, sceglierseli peggio, come compagni di malattia, non era possibile.

Sono andato di fretta. È che mi inizia a bruciare in capa pure a me. Scusate, vi faccio capire. Mi hanno messo in casa questi due giovani, affetti da delirio. Ma due casi gravi eh. Diversissimi e gravi allo stesso modo. Che poi strillassero in orari diversi, sarebbe pure meglio. All’improvviso tutti e due, nel cuore della notte, manco si fossero messi d’accordo, dalle due brandine che affollano quella che era la MIA camera da letto….iniziano! Lo so! Lo so che state pensando. Ma buon Branca, maestro di matti dal buon cuore, ma quelli si fanno compagnia…Compagnia? Quelli non si parlano proprio. E pure se si parlassero, non impegnati a delirare e strillare ognuno dei suoi mali, neppure si capirebbero. Eh già, signori. Perché uno di questi fenomeni è un povero pescatore di Chiaia (una creatura così bruna e rinsecchita, che io, perdonate la modestia, al confronto sembro un Orlando) e l’altro è un ragazzone tedesco, pallido come un cencio, che a stento mastica qualche briciola della nostra bella parlata.