Caravaggio; le sette opere e la pala Radolovich

È il gennaio del 1607, il Caravaggio è un artista emergente e complicato, grazie al suo talento ha fatto irruzione sulla scena pittorica partenopea e si è immediatamente guadagnato importanti commissioni. La magnifica tela delle Sette Opere di Misericordia, appena ultimata, lo consacra come artista di riferimento dei circoli culturali più innovativi e gli garantisce un’importante somma di denaro. Ben 400 ducati per quel quadro elaborato e complesso che troverà la sua collocazione all’interno del Pio Monte della Misericordia. I documenti dell’archivio storico del banco di Napoli permettono di ricostruire nel dettaglio il momento in cui il giovane pittore lombardo ricevette il suo sostanzioso compenso.

Tiberio del Pezzo, economo del Pio Monte, gli consegna una polizza firmata di suo pugno. Un minuto foglietto di carta, vergato con poche e metodiche parole. Una bancale contenente le indicazioni minime, necessarie per individuare il perché di quell’esborso, che permetterà al pittore di Merisi di incassare 370 ducati come ultimo pagamento del suo lavoro.

Banco della Pietà 9 gennaio 1607. A Tiberio del Pezzo ducati 370. Et per lui a Michelangelo da Caravaggio dissero a compimento di ducati 400, dissero sono per prezzo di un quatro che ha depinto per il Monte della Misericordia in nome del quale esso Tiberio li paga. Et per noi il Banco del Popolo.

Così è trascritto sul giornale di banco. Una cifra sostanziosa dunque, che sicuramente avrà suscitato compiacimento ed euforia nel temperamento inquieto del Caravaggio. Ma quella mattina del 9 gennaio 1607, in via San Biagio dei Librai, il Banco della Pietà, depositario dei fondi di cui dispone il Pio Monte, non ha liquidità. Non c’è cassa. Per ritirare i 370 ducati è necessario andare al Banco del Popolo, a via Tribunali. Caravaggio attraverserà immediatamente e con probabile impazienza le vie storiche della città che lo condurranno alla sede del Banco del Popolo, dove finalmente potrà ritirare il suo onorario.

Banco di Santa Maria del Popolo. Pagate per noi a Michelangelo da Caravaggio ducati 370 al quale si pagano per polizza de Tiberio del Pezzo. In Napoli 9 Gennaio 1607

Ma su Michelangelo Merisi le scritture dell’archivio storico possono raccontare molto altro. C’è una traccia, un suggestivo mistero, annotato dagli scrivani di servizio al Banco di Sant’Eligio, presso
Piazza Mercato. Un enigma irrisolto della storia dell’arte seicentesca.

Un ricco uomo d’affari d’origine balcanica commissiona a Michelangelo Caravaggio un quadro di notevoli dimensioni. L’intera opera è ben descritta nel documento integrale, misurata in modo puntiglioso.

Banco di S. Eligio 6 ottobre 1606. A Nicolò Radolovich ducati 200. E per lui a Michel Angelo Caravaggio dite per il prezzo di una cona de pittura che l’ha da fare et consignare per tutto dicembre prossimo venturo d’altezza palmi 13 e mezzo et larghezza di palmi 8 e mezzo con le figure cioè di sopra, l’Imagine della Madonna col Bambino in braccio cinta di cori d’Angeli et di sotto S. Domenico et S. Francesco nel mezzo abbracciati insieme dalla man dritta S. Nicolò et dalla man manca S. Vito.

Cosa n’è stato di quel quadro? Quale è stato il destino dell’opera che doveva contenere le figure di San Domenico e San Francesco? La pala Radolovich è stata mai completata? Forse non è mai stata realizzata, forse è andata distrutta durante qualche tumulto popolare, forse è stata tagliata in più pezzi e venduta. Ad oggi, l’unica immagine di uno dei primi capolavori partenopei di Caravaggio si trova descritta, in bella grafia, nei volumi dell’archivio storico del Banco di Napoli.